Padova

I castelli di Padova

Castello di Monselice
All’interno dei castelli, non tutti sanno che la vita non era sempre vivace come si potrebbe credere.
Era atteso con emozione l’arrivo dei mercanti, con i loro chiassosi volatili dal piumaggio lucido, le sete e i preziosi broccati provenienti da luoghi nel mondo dal nome difficile da pronunciare ma impossibile da dimenticare.
Così come era festeggiato l’arrivo dei poeti, trovatori, cantori d’amore che cantavano il signore e la sua dama dal collo affusolato e abbracciato da belle perle bianche, così come non erano esattamente cosa da tutti i giorni gli sfarzosi tornei che mobilitavano il castello suscitando amori e passioni; una dama donava in pegno un guanto, un nastro, forse un ricciolo.
Fortezze vere e proprie come quella di Monselice presso Padova (il nome Monselice ha origini curiose, e deriverebbe da Mons silicis, pietra che servì per pavimentare Piazza San Marco) hanno vissuto tali emozioni, una per una giorno dopo giorno, e se potessero raccontare, queste mura ornate da preziose e solide merlature, queste torri imponenti conficcate nella terra come le pedine degli scacchi di un gigante buono, racconterebbero di Federico II che nel 1239 fece il suo ingresso in città e con i suoi occhi penetranti osservò la folla.
Ancora oggi si vuole ricordare quell’evento con manifestazioni a cui è possibile assistere ogni anno, come tornei, sfilate storiche e la celebre quintana.
All’interno del castello, splendidi arazzi che è bello immaginare intessuti silenziosamente da mani leggere dalle dita sottili, e ancora quadri importanti di varie epoche, ritratti dagli sguardi profondi e severi, in quei corridoi che risuonarono dei passi della Signoria Dei Carraresi, nobile famiglia della zona dalle antiche tradizioni e dal nome illustre.

Il Castello Di Este

Questa è la dolce terra di uno dei più celebri poeti italiani, Francesco Petrarca, che per tutta la vita cantò con una passione dolce che non conobbe mai l’ombra dell’oblio la sua donna irraggiungibile, Laura.
In una terra dunque tanto intrisa di passioni, ville e castelli dal fascino segreto emergono e sembrano quasi fluttuare, nella luce dell’alba, tra i rintocchi di qualche orologio lontano,
Splendido esempio dei castelli della zona è indubbiamente il Castello d’Este presso Padova, maniero affascinante che osserva commosso la struggente bellezza della cittadina che sovrasta, avvolta dal morbido abbraccio dei colli Euganei., che serba ancora oggi intatta la cinta muraria solida ed elevata, le imponenti merlature e le solide torri., che Ubertino da Carrara volle nel 1339 quando fece edificare il castello.
Oggi al suo interno si estende un parco bello e profumato, ricco di fiori carnosi dai colori tanto sfavillanti da farli sembrare dipinti, e può vantare uno splendido panorama sui colli Euganei che lo rende meta prioritaria per innamorati e romantici.

Il castello di San Pelagio
Chi non ha sognato, una volta almeno nella vita, in quei pomeriggi estivi in cui il caldo impigrisce i pensieri, di vivere in un castello?
Alcune di queste sfarzose dimore che d’Inverno era difficile scaldare completamente, ma che nella stagione estiva offrivano il conforto di una piacevole frescura, hanno offerto la loro elegante ospitalità a personaggi illustri: parliamo del Castello del Pelagio che tra le sue mura vide sostare Gabriele D’Annunzio, sommo poeta italiano, nel 1918 con la sua squadriglia.
Anche per questo il castello ospita all’interno un interessantissimo e curioso museo da non perdere, il” museo dell’aria” con cimeli autentici ed aerei d’epoca, mentre nelle sue sale eleganti si passeggia tra preziose decorazioni e modellini di mongolfiera coloratissimi appesi ai soffitti.

Castello di Valbona e Castello di San Martino
Un nome unisce il destino e la storia di questi due importanti castelli come di altri, quello della potente famiglia dei Carraresi, nobili che fecero edificare castelli che ancora oggi conservano fascino e magnetismo, particolari come quello di Valbona, che rappresenta un ottimo esempio di fortificazione militare dell’epoca, e che al suo interno ospita orgogliosamente gli stemmi della famiglia che lo vide nascere, e il castello di San Martino, irreale sagoma nella notte che si addormenta cullato dal suono discreto del Bacchiglione sulle cui rive sorge, baluardo della difesa che i Carraresi vollero per il loro territorio.

Gastronomia
Il Veneto è una regione bellissima che offre splendide sorprese non solo per gli occhi, ma anche per il palato, che resta incantato facilmente da vini corposi e dal colore brillante che soprattutto nella zona dei colli Euganei trovano una produzione intensa e numerosa, come del resto è tradizione veneta, con la produzione caratteristica DOC “Colli Euganei”, di tradizione antichissima, addirittura millenaria.
Non bisogna certo dimenticare un altro vino, la cui zona di produzione però è leggermente spostata verso il Conselvano, dolce terra dell’antico vitigno Friularo.
Ambiente pianeggiante, movimentato dalle soffici increspature dei Colli, Padova ha origini e tradizioni culinarie semplici e gustose, schiette e mai scontate, e si rifà spesso, anche nella gustosa preparazione delle pietanze, a ricette e tradizioni contadine che mai ha rinnegato, impiegando largamente galline e pollame, tipica, infatti, la gallina padovana, il suino, che viene utilizzato nella produzione dello squisito “Prosciutto veneto Berico-Euganeo” Dop.
Anche gli ortaggi sono abbondantemente impiegati, in genere, a differenza di Venezia la quale volle creare una cucina raffinata, magica commistione di spezie orientali e prodotti tipici, senza spezie, da assaporare semplicemente nel loro sapore autentico.

L’orto Botanico di Padova
L’Orto Botanico di Padova, fondato nel 1545, è il più antico Orto Botanico Universitario del mondo.
La sua nascita s’inserisce, infatti, nell’ambito dell’attività della celebre università cittadina istituita nel 1222, che fu anche attivissimo luogo di elaborazione culturale della Repubblica di Venezia, la quale concesse l’autorizzazione e i fondi per la creazione del Giardino, realizzato sulle terre appartenenti ad un monastero benedettino dove si coltivavano piante medicinali.
Il progetto fu concepito da Daniele Barbaro, noto intellettuale dell’epoca e studioso di architettura classica, che ne volle fare un microcosmo paradisiaco, circondato da un corso d’acqua che stava a simboleggiare l’Oceano. Nonostante le numerose modifiche, specie settecentesche, l’ideazione iniziale è giunta fino ai nostri giorni, preziosa testimonianza anche della ricerca di equilibrio e perfezione formale della cultura umanistica: un giardino chiuso circolare contenente un quadrato, diviso da quattro viali perpendicolari orientati verso i punti cardinali.
Originariamente istituito per la coltivazione dei “semplici”, come erano chiamati quei medicamenti provenienti direttamente dalla natura, esso accoglie oggi piante di ogni specie, persino esotiche e rare, molte delle quali furono portate qui dalle Americhe e da lontano Oriente.
Questa importante istituzione fu in diverse occasioni nel corso dei secoli la prima ad introdurre in Europa particolari specie vegetali e ai nostri giorni continua ad essere all’avanguardia nella coltivazione e classificazione, nella sperimentazione e nello studio ad altissimo livello scientifico del mondo vegetale, restando così fedele allo spirito umanistico che fu alla base della sua fondazione. Il profondo desiderio di conoscenza che animava gli studiosi rinascimentali è infatti lo stesso di quanti vi lavorano oggi e l’Orto Botanico continua ad avere un valore inestimabile, sia come centro di scambi scientifici sia come istituzione promotrice dei rapporti fra natura e cultura, ed è per questo stato dichiarato patrimonio UNESCO nel 1997. Dalla metà del Cinquecento esso ha svolto un ruolo di grande rilievo per lo sviluppo di discipline antiche e moderne, quali la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia, la farmacia, provato anche dall’enorme mole di volumi conservati nella sua bella biblioteca, ricca di preziosi manoscritti e di una interessante collezione di ritratti e fotografie di botanici dal XIII secolo fino ai nostri giorni, così come dall’importante erbario.    

 

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