Vicenza

Vicenza e dintorni

Narra la leggenda che i visitatori incauti e solitari che si aggirano di notte nei boschi del vicentino, rischino di imbattersi e di disturbare le “strie”, streghe vagabonde e danzanti per i sentieri. Arcane presenze che abitano da sempre gli anfratti, le forre, i “covoli” e le acque, come le anguane, giovani donne bellissime e spietate che si offrono di accompagnare gli ingenui viandanti, per trascinarli in eterno nelle profondità del loro regno infernale.
Ma non sempre gli incontri tra questi ruderi e tra questi paesaggi silvani, si rivelano così fatali: spesso sono le fate a venire in soccorso e a regalare delle magiche matasse di lana ai giovani vicini al matrimonio.
Tutto può succedere in questo territorio, anche di udire la spaventosa voce di uno spettro. E’ l’inquieto fantasma di Luigi da Porto, autore della novella che ispirò il celeberrimo dramma shakespeariano “Giulietta e Romeo”, che, secondo gli abitanti di Montorso, si aggira nella vecchia casa dei fattori dove amava soggiornare di ritorno da una fase della guerra della “Lega di Cambrai”, che lo sfigurò e lo rese per sempre cagionevole di salute.
Ma altre reminescenze letterarie si mescolano alla leggenda e individuano in un borgo vicentino l’efferato personaggio che ispirò il Don Rodrigo manzoniano, Paolo Orgiano. Il crudele “signorotto” si distingueva per i suoi soprusi ai danni dei contadini della zona, culminanti nel “ratto” delle loro giovani donne. Il documento che ricostruisce il processo che nel 1607 lo condannò al carcere, finì probabilmente tra le mani del Manzoni, che ne trasse spunto per la stesura dei suoi “Promessi Sposi”.
Ed è ancora di leggenda l’alone che avvolge una delle raffinate residenze di campagna del Vicentino, Villa Valmarana, non a caso intitolata “ai nani”, affrescata dal Tiepolo, padre e figlio nel 1757. Si narra di un potente principe con un’unica figlia nana e deforme. Per non arrecarle sofferenza alla vista di persone più belle di lei, il pietoso padre avrebbe fatto costruire per la fanciulla un castello con mura di cinta molto alte e l’avrebbe circondata solo di servitori nani. Molti erano i pretendenti alla mano della principessa, ma appena scoprivano la sua deformità fuggivano lontano. Così si ritirò anche l’unico giovanotto amato dall’infelice Jana, che un giorno per invocarlo e richiamarlo a sé, si sporse tanto dal balcone, da cadere e morire. I poveri nanetti, affacciatisi sulle mura per scoprire l’accaduto, rimasero impietriti dal dolore, e in questa posa si trovano tutt’oggi come sculture decorative della villa, muti spettatori del trascorrere del tempo.
Dalla leggenda alla storia. Da una provincia ammantata di mistero a una città ricca di naturale incanto. Lo splendore di piazze ariose, anguste stradine, balconi fioriti, logge classiche, chiese gotiche, palazzi del Rinascimento splendidamente conservati. Qui a Vicenza, in una ridente posizione alle pendici dei monti Berici, l’arte dell’architettura trovò una delle sue più sublimi espressioni. Andrea di Pietro della Gondola, detto il Palladio, uno dei maggiori architetti del Cinquecento, mutò la fisionomia della città.
Gli imponenti palazzi pubblici, la Loggia del Capitaniato, il Teatro Olimpico, la Basilica Palladiana che richiama le parole estasiate di Goethe “Non è possibile descrivere l’impressione che fa la Basilica del Palladio”, le aristocratiche residenze dei Porto, dei Barbaran, dei Thiene disseminate per la provincia, vanno a costituire quell’inestimabile eredità che ha consentito a Vicenza nel dicembre del 1994 di essere inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco come “Città del Palladio”. Ma anche raffinate suggestioni di “venezianità” attendono il visitatore che si incammini per le vie del centro storico, alla scoperta di angoli incantevoli che sedussero letterati famosi, come Wolfgang Goethe, Albert Camus, Antonio Fogazzaro e Goffredo Parise. Piazza dei Signori appare all’improvviso ariosa e raffinata, il vero salotto dei vicentini che, seduti ai tavoli dei caffè o delle pasticcerie, incontrano gli amici e “ciacolano” allegramente.
Ma lasciandosi indietro “la città dell’oro”, giustamente rinomata per la lavorazione del prezioso metallo, non bisogna dimenticare che “Tutta la provincia è bella. La montagna del Vicentino è d’un pittoresco romantico, con i piccoli orridi tra cui giocano l’acqua e il Verde. Altrove si trovano fossili, enormi palme spicciate su lastroni di sasso…”. Queste le parole dello scrittore vicentino Guido Piovene, per ricordare lo splendore della sua terra d’origine.

Bassano del Grappa
“Presso à Bassano…ho ordinato il ponte di Legname…sopra la Brenta fiume velocissimo, che mette capo in mare vicino à Venetia”. Queste le parole contenute nel trattato di Andrea Palladio, per descrivere il ponte di legno che, nonostante sia stato più volte distrutto e ricostruito, è ancora oggi il simbolo di questa ridente cittadina. Il ponte sorge sul fiume Brenta, emblema della posizione strategica di Bassano, quale nodo di collegamento tra Vicenza, Padova e Treviso, Venezia e il mondo imperiale germanico. Tutt’oggi questo è un centro assai fiorente dal punto di vista economico e commerciale, sinonimo di grappa e di arte della distillazione. Dal punto di vista artistico conserva splendidi palazzi rinascimentali e case affrescate, che richiamano il suo passato glorioso e le influenze della Serenissima. Il Monte Grappa domina la città e conserva un sacrario con le spoglie di migliaia di coraggiosi uomini che in queste zone immolarono le loro vite durante la Grande Guerra.

Marostica
In questa incantevole cittadina, famosa per il castello e la cinta muraria, si tenne nel Cinquecento una storica partita a scacchi, ideata dall’allora capitano della città Taddeo Parisio, per scongiurare la possibilità di un duello. La posta in palio era la mano della figlia del capitano, uomo colto e umanista, che col suo governo aveva portato un periodo di pace e di tranquillità per i concittadini. I due fieri cavalieri si chiamavano Rinaldo di Angarano e Vieri di Villanova e si narra che Lionora, la fanciulla contesa, facesse in cuor suo il tifo per Vieri, che alla fine risultò vincitore. Il perdente ottenne la mano della sorella Oldrada. A distanza di tanti secoli, nel mese di settembre degli anni pari, quella tradizione viene fatta magicamente rivivere, attraverso una partita a scacchi in cui i “pezzi” sono tutt’oggi uomini in costume e cavalli. Per quest’occasione tutti i cittadini scendono in piazza e la città si anima di turisti.

Asiago
Ci troviamo sull’Altopiano di Asiago che dal 1310 al 1807 costituì un vero e proprio stato autonomo con una delle prime confederazioni della storia, la “Spettabile Reggenza dei Sette Comuni”, alleata della Repubblica di Venezia. Ma molti secoli prima, i mitici “Cimbri” avrebbero colonizzato queste zone, un popolo di origini bavaresi o comunque nordiche, la cui lingua, tradizioni, favole, canzoni sono miracolosamente sopravvissuti tra questi monti, grazie all’isolamento territoriale e ad un’economia di sussistenza. Oggi questo altopiano, che porta ancora le profonde ferite del conflitto mondiale, è un’isola felice, che offre una media di nove ore di sole al giorno e la possibilità sia di giornate vivaci all’insegna dello sport e della mondanità, sia di momenti di tranquillità nel silenzio della natura.

Recoaro Terme
Recoaro è una delle più celebri località termali sin dai tempi della Serenissima. Si racconta che fu il conte Lelio Piovene a rendere pubblico il valore benefico delle acque minerali delle sorgenti locali, anche se è molto probabile che gli abitanti della vallata conoscessero da tempo le proprietà dell’acqua. Ma non sono solo gli stabilimenti termali ad attirare i turisti, ma anche le splendide montagne di Recoaro, con i loro splendidi panorami e la possibilità di praticare svariati sport sia d’estate che d’inverno.

Tonezza del Cimone
Il visitatore resterà incantato dinanzi alla bellezza dei paesaggi di queste montagne, tra prati, contrade, boschetti. Qui è veramente possibile avvicinarsi silenziosamente alla natura, ascoltandone i rumori e ammirando le mille sfumature dei colori. Tante le escursioni possibili lontani dalla confusione dei grandi centri turistici, tra cui l’altopiano dei Fiorentini, la valle del Posina, il Monte Cimone.

I RICCHI SAPORI DEL VICENTINO
La cucina vicentina vanta tradizioni lontane e gloriose, in cui la fresca genuinità si sposa perfettamente a sapori invitanti e appetitosi. Per gustarne le prelibate specialità niente di meglio che infilarsi in una delle tipiche trattorie e dei numerosi ristoranti disseminati sul territorio.
Una terra così verde e con un clima così favorevole non poteva non fornire ottimi prodotti, quali gli asparagi di Bassano, i piselli di Lumigiano, le patate di Posina, i tartufi dei colli Berici, le trote, la soppressa del Pasubio e di Recoaro Terme, i prosciutti.
Questi vanno a costituire gli ingredienti di deliziose e gustosissime ricette, come i “bigoli con l’arna” (un tipo di pasta condita con sugo d’anitra), il baccalà servito con la polenta bollente, gli asparagi con le uova.
Da non dimenticare uno storico prodotto che prende il nome dall’Altopiano di Asiago, il formaggio Asiago DOP, ottimo consumato da solo, ma anche come base per tutta una serie di specialità, quali il formaggio fritto, la zuppa rustica, la crema ai funghi.
Tutti questi piatti sono ben accompagnati dagli ottimi vini locali, quali il Cabernet di Breganze, il Barbarano, il Colli Berici e il Gambellara.

 

Registrazione newsletter

Iscriviti per ricevere la nostra newsletter