Regione Lazio

Dove nacque l'Impero Romano

Terra di antiche suggestioni storiche e d’immense ricchezze artistiche, il Lazio è la regione in cui nacque l’Impero Romano. Un Impero le cui tracce sono disseminate nel mondo, a ricordare l’arte e la cultura che questo popolo ha saputo diffondere. Gente che ha conservato le proprie tradizioni, plasmandole nel tempo, e tenendole sempre legate alle radici della cultura popolare. Arte, cultura e tradizioni che si trovano racchiuse in cinque antichi gioielli, le province del Lazio: Viterbo, Rieti, Roma, Frosinone e Latina, ciascuna con le proprie peculiarità, accomunate da un sentore d’antica memoria che ha forgiato ogni aspetto della vita quotidiana, compreso quello delle produzioni alimentari e della gastronomia tipica, la cui marcata impronta popolare è spesso erede di secolari tradizioni.

Storici sono anche i vini laziali, ricordati in numerosi scritti dei poeti latini e che confermano la loro notevole importanza nel panorama vitivinicolo nazionale ed internazionale. Il legame con la vite e il vino trova forti riferimenti nelle popolazioni etrusche e successivamente nelle iniziative dei Romani. Tradizione caratteristica della regione è la vocazione per i vini bianchi, che rappresentano il 90% dell’intera produzione, localizzata soprattutto nella zona dei Castelli Romani e poi in alcune aree delle province di Viterbo, Frosinone e Latina.

Aleatico di Gradoli D.O.C.
Questo vino si produce esclusivamente con le uve dell’omonimo vitigno nella zona collinare che si affaccia sul Lago di Bolsena e che comprende numerosi comuni in provincia di Viterbo. Il vitigno Aleatico è stato introdotto in Italia dalla Grecia in tempi remoti, trovando fertile terreno prima in Puglia e successivamente in poche altre piccole zone della penisola.
Si tratta di un vino rosso dolce da fine pasto, dalla gradazione minima di 12°, presente anche nelle tipologie Liquoroso (con una gradazione alcolica minima di 17,5 gradi e un invecchiamento obbligatorio di sei mesi) e Liquoroso Riserva (con una gradazione alcolica minima di 17,5 gradi e un invecchiamento obbligatorio di due anni). Ha colore rosso granato con tonalità violacee, odore finemente aromatico e sapore di frutto fresco.
L’Aleatico di Gradoli viene abbinato a pasticceria secca (dolci alle mandorle, biscotti con nocciole), crostate con confetture di frutta; il tipo Liquoroso si accompagna anche con pasticceria alla crema di cioccolato. Viene servito in piccoli calici a una temperatura di 6-8°C o 12-14°C se nella versione Liquoroso e va consumato entro 2-3 anni dalla vendemmia (6-7 per il Liquoroso).

Aprilia D.O.C.
Nella zona vinicola di Aprilia, in provincia di Latina, vengono prodotti tre tipi di vino, rispettivamente bianco, rosato e rosso: il “Trebbiano”, il “Sangiovese”, ed il “Merlot”. L’Aprilia Doc viene prodotto in un'area, l'Agro Pontino, che rappresenta un caso unico nel panorama enologico nazionale: si tratta infatti di un’area con terreni fertilissimi che solo nei primi anni del secolo scorso furono bonificati e resi disponibili per l’attività agricola.
Il Trebbiano ha colore giallo paglierino più o meno carico, profumo vinoso e caratteristico, sapore delicato di Trebbiano, armonico, alcolico, caratteristico; la gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Il Sangiovese ha colore rosato più o meno carico, profumo vinoso e caratteristico, sapore asciutto e armonico e gradazione alcolica minima di 11,5 gradi. Il Merlot è un vino dal colore rosso granato tendente talvolta al rosso mattone con l'invecchiamento, ha un profumo vinoso e gradevole e un sapore pieno, armonico, morbido, di giusto corpo; la gradazione alcolica minima è di 12 gradi.
Il Trebbiano si abbina a minestre asciutte e zuppe di verdura, fritture di pesce azzurro, cozze alla marinara, risotti alle erbe, mozzarella di bufala, ricotta romana, e deve essere servito a 8-10°C in un calice di media capacità a tulipano svasato, entro due anni dalla vendemmia. Il Sangiovese viene associato a salumi, minestre asciutte con sughi freschi, piatti a base di uova, zuppe di pesce ricche e piccanti; viene servito in calici di media capacità svasati a una temperatura di 13-14°C. Il Merlot va abbinato a gnocchi alla romana, spaghetti alla carbonara, arrosti di carni bianche, carni rosse alla griglia o stufate, pollame e coniglio alla cacciatora, Pecorino Romano; va servito a 16-18°C in calici a ballon entro due anni dalla vendemmia.

Atina D.O.C.
L’Atina Doc comprende due vini rossi che vengono prodotti nel territorio di una decina di comuni della provincia di Frosinone. Si tratta di un vino con origini piuttosto recenti. La sua nascita, avvenuta intorno alla metà dell’Ottocento, è infatti legata all’impianto, da parte di un agronomo, di viti di Cabernet e di Merlot nel territorio del comune di Atina, al centro della valle di Comino. La Doc Atina comprende le tipologie Rosso e Cabernet (entrambi prodotti anche nella versione Riserva). I due vini hanno colore rosso più o meno intenso e tendente, con l’invecchiamento, al granato; all’esame olfattivo si presentano con profumo fruttato e caratteristico del vitigno di base; il sapore è aromatico, pieno, asciutto e talvolta erbaceo. La gradazione minima è di 12 gradi e 12,5 per le versioni Riserva. L’Atina va abbinato a primi piatti piuttosto strutturati, piatti a base di carni sia bianche che rosse e anche a selvaggina; va servito a 18-20°C in calici bordolesi entro due anni dalla vendemmia.

Bianco Capena D.O.C.
Questo vino è prodotto in tutto il territorio comunale di Capena ed in alcuni altri comuni  della provincia di Roma, in una zona di antiche tradizioni agricole (viticolo-olivicole), a una trentina di chilometri a nord della capitale. Le uve utilizzate provengono dai vitigni Malvasia e Trebbiano, con l’eventuale aggiunta di Bellone e Bombino (noto come uva di Spagna). È un buon vino bianco da pasto vino dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore leggermente aromatico e sapore asciutto e gradevole.
La gradazione minima è di 11° mentre per il tipo superiore ne occorrono almeno 12°. E’ un vino da pasto se secco e da fine pasto se abboccato. Il Bianco Capena viene abbinato a piatti di pesce azzurro o di lago arrosto o in umido, ma anche a fritture di carciofi, zucchine e melanzane e a frittate. Deve essere servito a 8-10°C in un calice di media capacità a tulipano svasato entro due anni dalla vendemmia. Il Superiore viene abbinato a preparazioni strutturate - antipasti di pesci salsati, primi piatti a base di crostacei e verdure, pesci al forno - e deve essere servito in un calice di media capacità a tulipano ampio a 10-12°C entro due anni dalla vendemmia.

Cannellino di Frascati o Cannellino D.O.C.G.
Vino bianco prodotto nella provincia di Roma.

Castelli  Romani D.O.C.
Il vino “Castelli Romani” si produce in numerosi comuni della provincia di Roma e in alcuni comuni della provincia di Latina.
La zona dei Castelli Romani è certamente la più importante area vinicola del Lazio. La produzione di questi vini ha una tradizione ultra secolare grazie a una particolare vocazione dei terreni, ricchi di sali potassici e di fosforo, ma anche per il clima e il microclima ideali, favoriti dall'opera mitigatrice dei diversi laghi presenti. Sebbene i Castelli Romani, terre di ottimi vigneti e attivi vignaioli, si stiano lentamente spopolando, i vini di questa zona mantengono un'ottima resa economica e qualitativa. Questo vino si produce nelle tipologie Bianco, Rosso e Rosato.
Il “Bianco” (nelle versioni secco, amabile, frizzante e novello), ha colore paglierino più o meno intenso, odore fruttato e sapore fresco. Il “Rosso”(anch’esso secco, amabile frizzante e novello), dal colore rubino, ha odore vinoso e sapore fresco e vivace. Il “Rosato”(secco, amabile e frizzante), ha odore fruttato e vinoso e sapore fresco ed armonico. Tutti e tre i vini sono da pasto se secchi e da fine pasto se amabili. Il Bianco si abbina a minestre asciutte, primi piatti a base di pesce, risotti con verdure e deve essere servito a 10-12°C in calici di media capacità a tulipano svasato entro un anno dalla vendemmia. Il Rosato è un vino adatto a tutto pasto e viene preferibilmente associato a salumi, minestre, piatti a base di uova, servito in un calice di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14°C entro il primo anno dalla vendemmia. Il Rosso va abbinato ad arrosti di carni rosse alla griglia o a pollame e coniglio alla cacciatora e servito a 16-18°C in calici bordolesi entro due anni dalla vendemmia.
 
Cerveteri D.O.C.
Nell'antica zona etrusca (famosa per le sue necropoli), punta settentrionale della provincia di Roma, si produce da sempre il vino Cerveteri. La produzione interessa il territorio comunale di Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella e Civitavecchia, e parte di quello di Roma. La ricca documentazione archeologica e artistica dimostra l'importanza che la vite e il vino ebbero in questa zona per gli Etruschi, che adottarono ovunque il sistema di allevamento della “vite maritata”, cioè coltivata appoggiata a sostegni, pratica colturale ancora oggi ampiamente diffusa in molte regioni dell'Italia centrale. Si produce nelle seguenti tipologie: Bianco Secco, Bianco Frizzante, Bianco Amabile, Rosso Secco, Rosso Novello, Rosso Amabile e Rosato.
Il Cerveteri Bianco ha colore giallo paglierino più o meno intenso, odore vinoso, gradevole e delicato, sapore asciutto o amabile con tono leggermente amarognolo, pieno, armonico, sapido e una gradazione minima di 11 gradi. Il Rosso si presenta di colore rosso rubino più o meno intenso, profumo vinoso, sapore asciutto, di giusto corpo, armonico, con fondo leggermente amarognolo e ha gradazione alcolica minima di 11,5 gradi.
Il Rosato si presenta con un colore rosa, più o meno intenso, odore fruttato gradevole, sapore fine delicato e armonico; la gradazione minima è di 11 gradi.
Il Bianco si abbina a piatti di pesce azzurro o di lago arrosto o in umido, fritture di carciofi, zucchine e melanzane, frittate e viene servito a 8-10°C in un calice di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia. Il Rosso va abbinato con salumi freschi, primi piatti con sughi contadini, agnello alla cacciatora, fegatelli di maiale alla griglia, involtini e scaloppine con sughi decisi; va servito a 16-18°C, in calici bordolesi, entro due anni dalla vendemmia. Il Rosato è un vino da tutto pasto e viene generalmente associato a salumi, minestre, formaggi poco stagionati, piatti a base di uova, e servito in un calice di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14°C, entro un anno dalla vendemmia.

Cesanese del Piglio D.O.C.G.
Questo vino si produce in alcuni comuni della provincia di Frosinone con le uve di Cesanese di Affile e/o Cesanese Comune con l’eventuale piccola aggiunta di altre uve nella misura massima del 10%. Costituisce l’unica D.O.C. della provincia. Il disciplinare di produzione consente l’impiego di una piccola percentuale di vitigni a frutto bianco, la cui funzione principale consiste nell’innalzare il tenore di acidità e dare maggiori profumi al prodotto. Prodotto da sempre molto in anticipo rispetto agli altri vini (anche a fine novembre), può essere considerato quasi un antenato dei vini novelli, con i quali ha in comune l'abbinamento ideale con le castagne, anche se la tradizione lo vuole immancabilmente presente quando in campagna si perpetua il rito dell’uccisione del maiale e la produzione dei salumi.
Ha colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento, odore delicato e caratteristico e sapore morbido e leggermente amarognolo. Si produce nei tipi Secco, Asciutto, Amabile, Dolce, Spumante Naturale o Frizzante Naturale, e la gradazione minima è di 12°. L’uso è da pasto se secco da fine pasto se amabile. Si sposa bene a salumi stagionati, bucatini all’amatriciana, primi piatti con sughi di carne, agnello alla cacciatora, pajata, fegatelli di maiale alla griglia, trippe in umido, pollame e coniglio arrosto e va servito a 16-18°C in calici ballon, entro 3-5 anni dalla vendemmia.
I tipi più o meno dolci e lo Spumante vanno serviti rispettivamente in coppe larghe o flûte a 6-8°C e si accompagnano bene a dolci secchi, ciambelle, crostate di frutta.

Cesanese di Affile D.O.C.
Questo vino differisce dal precedente solo per la zona di produzione che comprende l’intero territorio dei comuni di Affile, Rotaie e Arcinazzo, tutti in nell'entroterra romano.
Si tratta di un buon vino rosso, che si trova menzionato già in alcuni documenti del Seicento.
Il Cesanese di Affile deriva quasi completamente dall’uva omonima, una varietà locale del Cesanese comune, anch’esso ammesso nella composizione dell’uvaggio. Si produce nelle versioni Secco, Asciutto, Amabile, Dolce e anche Spumante naturale e Frizzante naturale.
Nella vivace tradizione delle osterie romane, il Cesanese vive nella prima parte dell’anno la sua stagione più felice, atteso e apprezzato dalla clientela che lo richiede abboccato, in abbinamento ai più classici piatti della cucina locale.
Il Cesanese di Affile Secco viene associato a salumi e formaggi stagionati, primi piatti ben strutturati, arrosti di carne bianca e rossa, cacciagione da piuma e va servito a 16-18°C, in calici ballon, entro 3-5 anni dalla vendemmia.
 
Cesanese di Olevano Romano D.O.C.
Questo vino differisce dagli altri due “Cesanesi” solo per la zona di produzione che comprende il comune di Olevano Romano e parte di quello di Genazzano, entrambi in provincia di Roma. Leggermente più a sud rispetto al territorio del Cesanese di Affile, l'Olevano Romano è prodotto sugli altipiani di Arcinazzo, nella zona circostante il comune omonimo.
Si tratta di un vino fortemente radicato nella tradizione della cucina popolare romana, prodotto nelle versioni Secco, Asciutto, Amabile, Dolce e anche Spumante naturale e Frizzante naturale.
Il Cesanese di Affile ha colore rosso rubino tendente al granato con l'invecchiamento, profumo delicato e caratteristico del vitigno di base, sapore morbido e leggermente amarognolo; la gradazione alcolica minima è di 12 gradi.
Il Cesanese di Olevano è ideale con salumi, fettuccine ciociare, primi piatti con sughi di carne, risotti e minestre di legumi, fegatelli di maiale alla griglia e altre preparazioni di maiale, trippe in umido, pollame e coniglio arrosto, Pecorino Romano; va servito a 16-18°C, in calici bordolesi o ballon se invecchiato, entro 3-5 anni dalla vendemmia.

Circeo D.O.C.
Vino prodotto nel territorio dei comuni di Latina, Sabaudia, San Felice al Circeo e Terracina, in provincia di Latina, nelle seguenti tipologie: Bianco, Rosso, Novello, Rosato, Trebbiano, Sangiovese e Sangiovese Rosato.
Il Circeo Bianco ha colore giallo paglierino più o meno intenso, odore caratteristico, vinoso, delicato e sapore secco o amabile, armonico, sapido e fresco; la gradazione minima è di 10,5 gradi (anche per la tipologia Frizzante).
Il Rosso (11,5°) ha colore rubino più o meno intenso, odore caratteristico, vinoso; sapore asciutto o amabile, pieno armonico, tannico.
Il Rosato ha un colore rosato più o meno intenso con riflessi violacei, odore fine, gradevole, sapore secco o amabile, armonico, delicato, vellutato, e una gradazione minima di 11 gradi.
Il Circeo Sangiovese ha colore rubino più o meno intenso, profumo caratteristico, fragrante, al gusto si presenta asciutto sapido, armonico, con gradazione minima di 11 gradi.
Il Trebbiano si presenta di colore giallo paglierino chiaro, profumo caratteristico, delicato, gradevole, sapore secco fresco, sapido con retrogusto caratteristico e una gradazione minima di 11 gradi.
Il Bianco e il Trebbiano si abbinano a piatti di pesce azzurro arrosto o in umido, fritti misti, mozzarella di bufala, fiordilatte e frittate e vengono serviti a 8-10°C in calici di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia. Il Rosso, il Novello e il Sangiovese si sposano bene a primi piatti piuttosto strutturati e a carni sia bianche che rosse alla griglia; si raccomanda di servirli a 16-18°C in calici bordolesi. Il Rosato e il  Sangiovese Rosato sono vini da tutto pasto e vengono generalmente abbinati a salumi, minestroni di verdure, ricotta romana, coda alla vaccinara, serviti in calici di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14°C.

Colli Albani D.O.C.
Il vino “Colli Albani” si produce sui colli romani che dal lago di Albano si spingono verso sud, in provincia di Roma, in una zona caratterizzata dalla presenza delle celebri ville tuscolane, tra abbazie e santuari. Il Colli Albani è l’antenato dei vini dei Castelli Romani e dovrebbe corrispondere all'antico Albano. È un vino bianco di cui abbiamo testimonianza da noti scrittori dell'età imperiale, molto apprezzato sulle mense patrizie. In questa zona, comunque, si produceva vino ancora prima dei Romani: sembra infatti che la comunità latina che fondò sui Colli Albalonga, città precedente e antagonista di Roma, festeggiasse Giove Latiaris sacrificandogli “vino dorato”.
Il vino ha un colore che va dal giallo paglierino al paglierino scarico, odore vinoso e delicato e sapore fruttato e caratteristico.
La gradazione minima è di 10, 5°, mentre per il tipo Superiore ne occorrono almeno 11,5°. Si produce anche nel tipo Spumante e Novello.
Il Colli Albani, spesso utilizzato come aperitivo (servito in flûte a 6-8°C), si abbina anche ad antipasti di mare, lumache di terra al cartoccio, piatti di pesce azzurro, primi tradizionali in brodo, peperoni alla velletrana, pancotto con olio d’oliva, e viene servito a 8-10°C in calici di media capacità a tulipano svasato entro un anno dalla vendemmia.

Colli della Sabina D.O.C.
Questo vino si produce in una vasta zona tra le province di Rieti e Roma, comprendente il territorio di 25 comuni. La Sabina è la zona del reatino più vicina alla provincia di Roma, dalla quale è separata dai monti Sabini e coincidente proprio con il territorio della Sabina antica. Questa Doc comprende vini sia bianchi, sia rossi, sia rosati nelle seguenti tipologie: “Bianco”, “Bianco Spumante”, “Bianco Frizzante”, “Rosso”, “Rosso Frizzante”, “Rosso Novello”, “Rosso Spumante”, “Rosato” e “Rosato Frizzante”.
Il Bianco e il Bianco Frizzante  si abbinano a piatti di pesce anche di lago, minestroni di verdure, frittate e formaggi non stagionati e vengono serviti a 10-12°C in calici di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia.
Il Rosso va abbinato con primi piatti con sughi di carne e funghi e carni rosse di cacciagione alla griglia; va servito a 16-18 °C in un calice bordolese entro due anni dalla vendemmia. Il Rosato è un vino da tutto pasto e viene generalmente associato a salumi, risotti di verdure o alla pescatore, piatti a base di pesce o di uova, e servito in un calice di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14 °C, entro un anno dalla vendemmia.
Le due tipologie di Spumante Bianco e Rosso sono ottimi con mozzarella di bufala, mortadella di Amatrice, ciambelle e crostata di visciole. Il Bianco è però indicato anche con piatti di pesce, fritture e grigliate.

Colli Etruschi Viterbesi D.O.C.
Si produce in una vasta zona in provincia di Viterbo, su un'area collinare il cui clima risente positivamente dell’azione mitigatrice del mare e del lago di Bolsena, lungo le cui sponde sono impiantati i vitigni. Sotto questa denominazione ricadono numerosi vini sia bianchi che rossi che rosati. Le tipologie sono le seguenti: “Bianco”, “Rosso”, “Rosso Novello”, “Rosato”, “Procanico”, “Grechetto”, “Rossetto”, “Moscatello”, “Moscatello Passito”, “Sangiovese Rosato”, “Grechetto Rosso”, “Violone”, “Canaiolo” e “Merlot”.
Tutti i bianchi elencati si sposano idealmente a piatti di pesce anche di lago, minestre e formaggi non stagionati, come il fior di latte e la ricotta romana. Si raccomanda di servirli a 8-10 °C in calici di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia. Il Moscatello e il Moscatello Passito sono invece ideali con maritozzi e ciambelle cresciute.
Gli abbinamenti dei vini rossi, da servirsi in calici bordolesi alla temperatura di 16-18°C, sono con primi piatti conditi con sughi piuttosto strutturati, formaggi stagionati come il pecorino romano, carni rosse e bianche alla griglia, abbacchio e capretto.
La D.O.C. si conclude con due vini rosati: il Colli Etruschi viterbesi Rosato (10°) e il Colli Etruschi viterbesi Sangiovese (11°).
Il primo si ottiene dalle stesse uve del Rosso, mentre il secondo deriva da uve Sangiovese per almeno l’85% e da altri vitigni a bacca rossa della zona per un massimo del 15% (con esclusione del Ciliegiolo). Entrambi hanno colore rosa più o meno intenso, talvolta con riflessi violacei, profumo intenso, delicato, gradevole, sapore secco o amabile, armonico, equilibrato, talvolta fresco e vivace. Sono vini da tutto pasto generalmente associati ad antipasti di salumi e risotti con verdure, e serviti in calici di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14 °C, entro un anno dalla vendemmia.

Colli Lanuvini D.O.C.
Il vino “Colli Lanuvini” si produce nella zona collinare che parte dal lago di Nemi e che si spinge fino ad Aprilia. Siamo nel cuore dei Castelli Romani, una zona dove la tradizione vinicola è talmente integrata nella vita quotidiana degli abitanti che fino a qualche tempo fa si diceva che una ragazza valeva un determinato numero di botti. Come tutti gli altri "vini di Roma", anche il Colli Lanuvini ebbe, fin dai tempi dell'antica Roma, i suoi appassionati estimatori, e tra questi, Orazio, Plinio e Marziale.
Ha colore giallo paglierino, odore vinoso, delicato e gradevole e sapore armonico, vellutato e di giusto corpo. La gradazione minima è di 11° che diventano 11, 5° per il tipo Superiore. Il Colli Lanuvini viene spesso degustato con zuppe di verdura, ravioli di ricotta, fritture di pesce, pesce azzurro e di lago gratinato o arrosto, carni bianche alle erbe, piatti a base di uova e asparagi, carciofi alla romana; viene servito a 8-10°C, in calici di media capacità a tulipano svasato entro due anni dalla vendemmia.

Cori D.O.C.
Nel comune di Cori ed in parte di quello di Cisterna, in provincia di Latina, si ottengono due vini bianchi e rossi da uve di diversi vitigni che hanno da tempo ottenuto sul mercato una certa notorietà.
Cori è uno dei tanti gioielli sconosciuti dell'Italia. Questa cittadina sui monti Lepini è tuttora circondata da mura ciclopiche che risalgono al VI secolo a.C. e vanta numerose testimonianze dello splendore del periodo romano: il Tempio di Ercole, il Tempio di Castore e Polluce e il Tempio di Minerva. La conformazione collinare dei terreni che circondano Cori è particolarmente adatta alla coltivazione della vite dalla quale si ottiene il vino omonimo che vanta una tradizione secolare, seppure ristretta all'ambito locale.
Il Cori Bianco presenta colore giallo paglierino più o meno intenso, profumo gradevole e caratteristico, il sapore è secco o amabile o dolce, di giusto corpo, armonico, la gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Si sposa ad antipasti freddi, piatti di pasta con sughi a base di pesce, fritture di pesce e va servito a 8-10 °C, in calici di media capacità a tulipano svasato entro due anni dalla vendemmia.
Il Rosso ha colore rosso rubino, profumo vinoso, gradevole, caratteristico e persistente sapore secco, morbido, vellutato e fresco. La gradazione alcolica minima è di 11,5 gradi
Viene normalmente accostato ad arrosti di carni bianche, carni rosse alla griglia o in umido con sughi leggeri, salsicce in umido con legumi, servito a 16-18 °C in calici bordolesi entro due anni dalla vendemmia.

EST! EST! EST!!! Di Montefiascone D.O.C.
E' uno dei pochi vini di antica produzione ad avere una data di nascita certa, l'anno 1100, quando l'imperatore Enrico V si spostò verso Roma alla testa di un potente esercito, per risolvere alcune controversie con Papa Pasquale II. Al seguito di questa spedizione si trovava anche un vescovo, Monsignor Giovanni Defuk, che si faceva precedere, in ogni borgo, dal suo coppiere, incaricato di selezionare i vini delle migliori cantine, e di segnalarli apponendo il giudizio “Est!” sulla porta dell’osteria per indicare la presenza di buon vino bianco. Assaggiato il vino di Montefiascone, però, il coppiere non trovò sufficiente scrivere semplicemente "Est!”, ma pensò di ripeterlo tre volte, evidenziando così la bontà del vino assaggiato e consacrandone per sempre la fama. Assaggiato il vino, Defuk decise di restare a Montefiascone fino alla morte, dove venne sepolto nel locale tempio di San Flaviano. Ogni anno è ancora viva la tradizione di versare del vino sul suo sepolcro.
Questo vino, prodotto in alcuni comuni della provincia di Viterbo e dalla gradazione minima di 10,5°, è ottenuto con le uve di Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca Toscana e Rossetto e ha un colore paglierino brillante, odore fine e leggermente aromatico e sapore secco, armonico e persistente. Gli abbinamenti tradizionali sono con antipasti freddi, piatti di pasta con sughi a base di pesce, fritture di pesce minuto, anguilla alla cacciatora, pesci di lago in umido e arrosto; se abboccato, è ottimo con macedonie e torte di frutta fresca. Viene servito a 8-10°C, in calici di media capacità a tulipano svasato e deve essere consumato entro due anni dalla vendemmia.

Frascati D.O.C.
Il Frascati Doc, famoso in tutto il mondo ed emblema dei vini di Roma, è prodotto nei territori dell'agro tuscolano, il cui nome deriva dall'antica città preromana di Tusculum.
Tutte le leggende, la letteratura e le tradizioni popolari romane riferite al vino sono riconducibili al Frascati, sicuramente uno dei vini più conosciuti, celebrati e mitizzati del mondo. Ma al Frascati, soprattutto, si deve il merito di aver inciso profondamente sul costume di una città che ha da sempre affascinato e coinvolto un gran numero di visitatori. Le famose osterie, che già nel 1450 erano più di mille, erano quasi tutte di proprietà dei produttori di vino frascatani. Questa denominazione comprende un vino bianco prodotto anche nelle tipologie Secco, Asciutto, Amabile e Dolce (a seconda del contenuto in zuccheri residui) e nelle versioni Superiore, Novello e Spumante, ottenuto dalle uve dei vitigni Malvasia bianca di Candia e Trebbiano Toscano con eventuale aggiunta di quelle di Greco e di Malvasia del Lazio e di altre uve bianche della zona.
Ha colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso e caratteristico e sapore morbido e vellutato.
La gradazione minima è di 11° (11, 5° per il tipo Superiore). E’ un vino da pasto se secco e da fine pasto se amabile o dolce.
Si può degustare con antipasti freddi e caldi, piatti di pasta con sughi di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine, fritture di pesce azzurro, spezzatini di vitello, coniglio, pollo e interiora di agnello alla cacciatora nella versione romana (con aceto); viene servito a 8-10 °C in un calice a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia.
Il tipo dolce è invece ideale con dolci a pasta non lievitata, biscotti da vino, torte di mele e con creme, pizze dolci e maritozzi e va servito a 8-10 °C in calici per vini dolci, entro un anno dalla vendemmia.

Frascati Superiore D.O.C.G.
Prodotto nella provincia di Roma.

Genazzano D.O.C.
La zona di produzione di questi due vini bianchi e rossi (prodotti anche nelle versioni Amabile e Novello), comprende l’intero territorio del comune di Genazzano e parte di quello di Olevano Romano, San Vito Romano e Cave in provincia di Frosinone. Si tratta della parte orientale dell'area dei monti Prenestini che si trova all'interno del bacino idrografico dell'alta valle del fiume Sacco. Questa zona settentrionale della Ciociaria è particolarmente vocata alla produzione di vini rossi. Il Bianco ha colore bianco paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli, profumo delicato, più o meno fruttato, sapore sapido, vivace, fresco, armonico, talvolta amabile. La gradazione alcolica minima è di 10,5 gradi. Viene generalmente accompagnato ad antipasti e piatti a base pesce e di uova, servito a 8-10°C, in calici di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia.
Il Rosso (11°) viene prodotto da uve Sangiovese per il 70-90%, Cesanese comune per il 10-30% e da altri vitigni a bacca rossa della zona per un massimo del 20%.
Presenta un colore rubino brillante, vivace, di media intensità, odore vinoso, fruttato, fragrante, fresco e delicato, sapore vivace, talvolta amabile.
Va accostato a primi piatti piuttosto strutturati e carni sia bianche che rosse alla griglia, servito a 16-18 °C in calici bordolesi entro due anni dalla vendemmia.

Marino D.O.C.
Il Marino Doc è uno dei vini bianchi più noti dei Castelli Romani, prodotto, sin dal Cinquecento, nel comune omonimo, nei territori di Castelgandolfo e in parte di quello di Roma. A Marino, secondo una tradizione antichissima, la prima domenica di ottobre, in pieno periodo di vendemmia, si svolge la Sagra dell’Uva, nel corso della quale dalla famosa fontana dei Mori sgorga vino, in ricordo dei festeggiamenti effettuati in onore di Marcantonio Colonna quando tornò vittorioso dalla battaglia di Lepanto.
Questo vino è ottenuto dalle uve dei vitigni Malvasia di Candia, Trebbiano Toscano, romagnolo, giallo, Trebbiano di Soave e Malvasia del Lazio con una piccola aggiunta di altre uve bianche della zona. L’uvaggio è simile a quello del Frascati, ma in realtà si tratta di due vini dalle personalità ben distinte. Il Marino è infatti un vino più vigoroso, ricco di corpo e intenso, che ben si accompagna ai piatti più saporiti della cucina romana. Si produce anche nelle versioni Superiore, Amabile, Dolce, Spumante e Novello. Ha colore dal giallo paglierino al paglierino scarico, odore vinoso e delicato e sapore caratteristico e fruttato. La gradazione minima è di 11° (11,5° per il tipo Superiore), ed è un vino da pesce se secco, servito a 8-10°C in calici di media capacità a tulipano svasato, e da fine pasto se amabile o dolce. Si può produrre anche nella versione “Spumante”.
Il Superiore viene abbinato ad antipasti di crostacei, spaghetti alla chitarra con rigaglie di pollo, salumi dolci, cacioricotta e pesci molto saporiti al forno e viene servito a 10-12 C° in un calice per vini bianchi di corpo.

Montecompatri Colonna D.O.C.
Questo vino rientra tra i rinomati vini dei “Castelli Romani” e si produce nei territori comunali di Colonna, Montecompatri e di altri comuni della provincia di Roma, nella splendida area che costituisce l'ultima diramazione dei Colli del Tuscolo, punteggiata da caratteristici castagneti.
Si ottiene dalle uve di Malvasia Bianca (Bianca di Candia e Puntinata), Trebbiano (Toscano, verde e giallo), con l’eventuale aggiunta di quelle di Bellone e Bonvino ed ha colore paglierino più o meno intenso. L’odore è vinoso, delicato e gradevole, mentre il sapore è secco o amabile, caratteristico e armonico. La gradazione minima è di 11° (11,5° per il tipo Superiore), ed è un vino da pasto se secco, da fine pasto se amabile o dolce. Viene comunemente abbinato ad antipasti di uova e pesce, piatti di pasta con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine, fritture e grigliate di pesce azzurro, cozze alla marinara e ripiene; si serve entro due anni dalla vendemmia a 8-10°C in calici di media capacità a tulipano svasato.
Il Montecompatri Colonna Doc è prodotto anche nelle versioni Superiore, Frizzante ed Amabile.

Nettuno D.O.C.
Con caratteristiche che lo hanno reso adattabile alla campagna nettunese, il vitigno Cacchione, autoctono ed a bacca bianca, è un ottimo esempio di allevamento che prospera nei terreni ricchi di silicio della zona. Coltivato da secoli, grazie alle sue peculiarità, da questo vitigno si ottiene il vino Nettuno, ultima Doc, solo in ordine di data, dei vini laziali.
La Doc Nettuno è presente anche nelle tipologie rosso e rosato con uve di Sangiovese, Merlot e Trebbiano Toscano.
La produzione del Nettuno Rosso è quello tipica dei rossi, lavorati con il tradizionale metodo di vinificazione che prevede la semplice pigiatura delle uve e la successiva fermentazione e macerazione assieme alla vinaccia. Con la svinatura la vinaccia viene separata dal mosto e, dopo l’invecchiamento e l’affinamento, il vino può essere stabilizzato e imbottigliato.
Per il bianco e per il bianco Bellone o Cacchione, la fermentazione avviene lontano dalle bucce, che potrebbero compromettere il colore del vino. Le uve vengono pressate e successivamente solfitate. Contemporaneamente avviene la sfecciatura, con la quale si allontanano le particelle in sospensione. Segue la fermentazione del mosto pulito, che avviene a bassa temperatura. Al termine avviene la svinatura, fase durante la quale si allontanano le fecce di fermentazione. Il prodotto viene conservato a basse temperature e sottoposto a ulteriori travasi, solfitazioni e filtrazioni. A questo punto il vino è pronto per l’imbottigliamento.
Il Nettuno bianco e il Nettuno bianco Bellone o Cacchione, versato alla temperatura di 8-10°C in un calice a tulipano svasato, si abbina perfettamente a molluschi e crostacei, insalate di mare, timballi, minestroni, lasagne e a calamari in umido, baccalà, caciocavallo e provola. Il Rosso va versato in calici ballon alla temperatura di 16-18°C ed è particolarmente indicato per accompagnare piatti abbastanza strutturati: carni bianche cotte al forno, agnello al forno con patate, formaggi di media stagionatura. Il Rosato si sposa perfettamente con antipasti di salumi, minestroni di verdure e zuppe. Va servito a 12-14°C in calice ampio e aperto.

Orvieto D.O.C.
Questo vino bianco nasce in una zona di produzione che va dalla provincia di Terni a quella limitrofa del Viterbese ed è noto sin da tempi molto antichi. Numerosi documenti e aneddoti attestano il gradimento di questo vino nei secoli scorsi: il poeta Gabriele D'Annunzio lo definì "sole d'Italia in bottiglia" per la fragranza, la forza e il colore; Papa Gregorio XVI ordinò addirittura nel testamento di essere lavato con il "vin d'Orvieto" prima di essere sepolto.
L’“Orvieto” nasce dalle uve di Trebbiano, Verdello, Grechetto, Canaiolo bianco e Malvasia Toscana, presenta un colore paglierino, un odore delicato e gradevole, un sapore secco, oppure abboccato o amabile e una gradazione minima di 11,5°. E’ un vino da pasto se secco e da fine pasto se amabile, dolce e abboccato. Nelle sue varie tipologie, “Orvieto Classico”, riservato al vino prodotto nella zona d’origine più antica e l’“Orvieto Superiore”, con una gradazione minima di 12°, può accompagnarsi a preparazioni come antipasti di pesce, zuppe di frutti di mare, crostacei bolliti e pesce in genere ma anche con carni bianche al forno e formaggi giovani. Viene servito a 10-12 °C, in un calice ampio che si restringe verso l’alto e può essere consumato fino a 2-3 anni dalla vendemmia.

Roma D.O.C.
Prodotto in provincia di Roma

Tarquinia D.O.C.
Questo vino si produce in 15 comuni della provincia di Roma e in altrettanti nella provincia di Viterbo, in un’area che si estende lungo la fascia costiera, da Montalto di Castro a Fiumicino e, all'interno, fino ai monti Cimini e ai monti della Tolfa.
Esso si produce nei seguenti tipi: “Bianco Secco”, “Bianco Frizzante”, “Bianco Amabile”, “Rosso Secco”, “Rosso Novello”, “Rosso Amabile” e “Rosato”.
Il Tarquinia Bianco (Secco, Frizzante e Amabile) ha colore paglierino più o meno intenso, profumo vinoso, gradevole, delicato, sapore secco o amabile, pieno, armonico e gradazione alcolica minima di 10,5 gradi. Si abbina a piatti di pesce azzurro arrosto o in umido, fritture di verdure, formaggi morbidi e frittate e viene servito a 8-10°C in un calice di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia.
Il Rosso (Secco, Novello e Amabile) ha colore rosso rubino più o meno intenso, profumo vinoso, sapore secco, sapido, armonico di giusto corpo e una gradazione di 10,5 gradi.
Questo viene valorizzato dall’accostamento con primi piatti piuttosto strutturati, carni sia bianche che rosse alla griglia, servito a 16-18°C, in calici bordolesi entro due anni dalla vendemmia.
Il Rosato ha colore rosa più o meno intenso, odore fruttato, gradevole, sapore fine, delicato, armonico e una gradazione alcolica minima di 10,5 gradi. È un vino da tutto pasto e viene generalmente associato a salumi, minestroni di verdure, formaggi poco stagionati e servito in calici di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14 °C entro un anno dalla vendemmia.

Terracina o Moscato di Terracina D.O.C.


Velletri D.O.C.
Il vino Doc “Velletri” si produce nell’intero territorio comunale di Velletri e Lariano in provincia di Roma, ed in parte di quello di Cisterna in provincia di Latina. Plinio il Vecchio, il grande scienziato naturalista del I secolo d.C., raccontava che il sistema di allevamento diffuso in questa zona era quello di origine etrusca, cioè la vite maritata a piante di medio o alto fusto, oggi ancora in uso presso alcuni piccoli produttori.
Le vigne di Velletri sono state in ogni epoca un grande serbatoio enologico per Roma: nel Cinquecento più della metà del vino consumato nella Capitale proveniva da questa zona. Il vino di Velletri più diffuso e conosciuto è il Bianco, ma anche il Rosso è un buon vino che in annate eccezionali è capace di un lunghissimo invecchiamento.
Il Bianco, (anche Amabile, Superiore e Spumante) ha colore giallo paglierino più o meno intenso, profumo vinoso, gradevole e delicato, sapore secco o amabile o dolce, di giusto corpo, armonico e vellutato e una gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Con una gradazione alcolica di 11,5 gradi, il tipo Secco può portare la qualifica "Superiore". Si trova anche nella versione "Amabile”, "Dolce", e "Spumante", sia secco che amabile, con una gradazione alcolica minima di 11 gradi. Il Velletri Bianco si abbina con antipasti freddi e caldi, gnocchi alla romana, piatti di pasta con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine, ricotta romana, mozzarella di bufala campana. Viene servito a 8-10°C in un calice di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia. Il tipo Superiore è adatto a preparazioni abbastanza strutturate, antipasti di pesci saporiti, agnellino al forno, spiedini di crostacei, formaggi molli dolci e va servito a 10-12°C in un calice ampio che si restringe entro tre anni dalla vendemmia.
Il Velletri Rosso ha colore rubino più o meno intenso tendente al granato nel tipo Riserva, profumo vinoso e intenso, etereo nel tipo invecchiato, sapore secco o amabile, vellutato, armonico, giustamente tannico, con gradazione minima di 11,5 gradi.
Qualora venga sottoposto a un invecchiamento di 2 anni e abbia una gradazione alcolica minima di 12,5 gradi, può portare la qualifica "Riserva".
Si può trovare inoltre anche nella versione "Amabile” entrambi sono vini da pasto se secchi e da fine pasto se amabili. Gli accostamenti tradizionali sono con arrosti di carni bianche, carni rosse alla griglia o stufate, pollame e coniglio alla cacciatora. Il servizio è in calici bordolesi alla temperatura di 16-18 °C.

Vignanello D.O.C.
I seguenti vini si producono in alcuni comuni della provincia di Viterbo: “Bianco”, “Rosso”, “Rosato”, “Greco” e “Greco Spumante”. Il territorio di Vignanello rappresenta il fulcro produttivo di questa denominazione di origine controllata. Si tratta di un’area che rientra nella zona collinare del monte Cimino con terreni di origine vulcanica e un clima mite e favorevole alla coltivazione della vite. È un’area nella quale, oltre a un ambiente naturale attraente, ricadono località di interesse artistico come il borgo medievale di Orte, il Parco dei Mostri di Bomarzo, un complesso monumentale di animali mostruosi e fantastici scolpiti nella roccia, e il caratteristico borgo di Vasanello, dominato dalla mole dello storico Castello Orsini.
Il Bianco ha colore paglierino più o meno intenso con leggeri riflessi verdognoli, profumo delicato, più o meno fruttato, sapore secco con leggero retrogusto amarognolo, abboccato, fine e delicato e gradazione alcolica minima totale di 10,5 gradi, 11,5° per il tipo "Superiore”.
Il Greco ha colore paglierino più o meno intenso, profumo vinoso, gradevole, caratteristico, gusto asciutto, abboccato, di corpo e armonico, con leggero retrogusto amarognolo e una gradazione alcolica minima di 11,5 gradi. Viene prodotto anche nella versione "Spumante". Entrambi i bianchi della D.O.C. si abbinano a piatti di pesce azzurro arrosto o in umido, fritture miste, formaggi morbidi e frittate e vengono serviti a 8-10°C in calici di media capacità a tulipano svasato, entro un anno dalla vendemmia.
Il Rosso ha colore rubino da giovane, tendente al granato se invecchiato, profumo caratteristico e intenso, gusto asciutto, caldo e armonico e gradazione alcolica di 11 gradi; il tipo "Riserva" ha una gradazione minima di 12 gradi e deve essere invecchiato almeno 2 anni. Si può produrre anche nella versione "Novello"  e si accosta a primi piatti piuttosto strutturati, carni rosse alla griglia, Pecorino romano, abbacchio al forno, servito a 16-18°C in calici bordolesi entro tre anni dalla vendemmia.
Il Rosato ha colore rosato più o meno intenso con riflessi violacei, profumo vinoso e delicatamente fruttato, sapore secco, fresco e gradevole e gradazione minima di 11 gradi.
Il Rosato è un vino da tutto pasto e viene generalmente associato a salumi, primi piatti con ragù di carni bianche e pomodoro, minestre di paste e legumi, fritti misti tipici della tradizione romana. Si raccomanda di servirlo in calici di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 12-14 °C entro due anni dalla vendemmia.

Zagarolo D.O.C.
I vini di “Zagarolo” sono prodotti nella zona viticola ad ovest di quella di “Montecompatri Colonna” che si spinge verso sud fino a Zagarolo (Roma), con le stesse uve dei vari “Vini dei Castelli”. L’estrema polverizzazione della proprietà agricola della zona limita la produzione di questo vino, e quindi l'impianto di aziende vinicole di dimensioni sufficienti per sopportare i costi imposti dell’enologia moderna.
Il Zagarolo Doc è un vino bianco (prodotto anche nelle versioni Amabile e Superiore), ha colore giallo paglierino più o meno intenso, profumo vinoso, delicato e gradevole, sapore secco o amabile, morbido, caratteristico e armonico. La gradazione alcolica minima è di 11,5 gradi, mentre
con una di 12,5 gradi, può portare la qualifica "Superiore".
Lo Zagarolo si abbina ad antipasti saporiti, ricotta romana, mozzarella di bufala, piatti di pasta con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine, frittata di spaghetti, frattaglie in umido, zuppa di vongole, fritture di pesce azzurro, nervetti in insalata con sottaceti e viene servito a 8-10°C in un calice a tulipano svasato entro due anni dalla vendemmia.

Per quanto riguarda i vini IGT della regione, troviamo: il “Civitella D’Agliano”, il “Colli Cimini”, il “Colli della Sabina”, il “Frusinate” o “Del Frusinate”ed il “Lazio”.

 

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